Il sito si colloca nella fascia insediativa consolidata caratterizzata da lotti regolari con edifici a diversa altezza e con un variegato disegno delle facciate, tuttavia allineate e rispettose del principio di consequenzialità sul fronte strada. Il quartiere è privo di elementi architettonici e paesaggistici significativi, anzi l’area risulta oggi particolarmente degradata anche a causa di un tracciato stradale ormai interessato da un’alta densità di traffico veicolare.
Il programma generale riguarda la definizione di un nuovo riferimento urbano che, sul sedime della preesistente sede Montedison e a parità di superficie con quest’ultima, sia in grado di ospitare residenze e negozi ubicati al piede dell’edificio, all’interno di un contesto che possa rappresentare per l’intorno un’occasione di riscatto e visibilità. Le direttive sulla densificazione volumetrica a sviluppo verticale e sulla possibilità di liberare spazio libero al suolo provengono dalla committenza. Quest’ultima, tra le proposte dei vari studi consultati, ha privilegiato la soluzione che meglio caratterizza l’edificio come espressione dialettica tra contemporaneità e tradizione, tra tradizione e modernità, contrapponendo il desiderio di abitare a Milano con la sua necessità. Il progetto si sviluppa infatti a partire dall’immagine della torre come tipologia in grado di sottolineare uno dei caratteri identitari della città, elaborando un’interpolazione, o meglio uno studiato morphing, tra la variegata sezione della Torre Velasca e le fenditure verticali del grattacielo Pirelli. Pertanto la soluzione proposta è rappresentata dall’immagine scultorea di un corpo verticale suddiviso e articolato in 4 unità volumetriche caratterizzate dalla presenza di grandi scanalature intermedie che ne accentuano la sagoma slanciata oltre un blocco più basso che recupera lo skyline del fronte contiguo. Il complesso, programmaticamente organico nel linguaggio architettonico, rompe l’aspetto monolitico della cortina edilizia precedente, individuando un landmark per l’intero quartiere, una nuova perimetrazione degli spazi a terra, ed un diverso uso della strada, che si addentra all’interno del lotto attraverso una piccola piazza. L’intervento si avvale della collaborazione con artisti, architetti, fotografi e designers contemporanei, coinvolti nella caratterizzazione degli spazi. La distribuzione funzionale si struttura in 4 piani interrati di parcheggi (per 300 posti auto); piano terra con funzioni miste (commerciali, spazi e percorsi pubblici, accessi); centro benessere e piscina (4°e 5°); 22 piani di appartamenti; ristorante al 23° e terrazze sul tetto, due delle quali ripropongono la tradizione dei giardini pensili milanesi. Gli spazi interni-esterni degli alloggi costituiscono un sistema continuo di logge, che nel filtrare la luce sulle grandi aperture a vetro, formalizza la tecnologia della doppia pelle come criterio di efficienza energetica applicato alla schermatura delle facciate. Queste ultime alternano il rivestimento in pietra al cotto smaltato in oro per le fenditure.
Torre delle Arti | Architettura | Edificio residenziale |
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