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TipologiaArchitettura, Landscape
ConAtelier Girot - progetto paesaggistico
LuogoFirenze | Italia
Anno2005 | 2007
CommittenteEuroprogetti Srl
Superficie Costruita80 ha
Area Complessiva120 ha
L’intervento previsto nella piana di Castello affonda le sue radici in almeno trent’anni di storia fiorentina, sviluppandosi da semplice centro direzionale in un vero e proprio pezzo di città. Le prime ipotesi progettuali risalgono al 1976 quando l’Università di Firenze bandisce un Concorso di idee per la progettazione, attraverso lo strumento del planivolumetrico, di un centro direzionale che dovrebbe caratterizzare la parte a nord dell’area.
Nel 1978, con la seconda fase del PIF (Piano Intercomunale Fiorentino), nuove linee guida individuano la necessità di inserire più funzioni nell’area (terziario, direzionale, attività culturali). Nel 1985, con l’adozione della variante al PRG denominata variante nord-ovest, si prevedono per l’area 3 milioni di metri cubi di edificazione, oltre un parco urbano la cui dimensione viene fissata in 60 ettari. Nel 1998, dopo anni di discussioni e contrattazioni, una nuova variante al PRG aumenta le dimensioni del parco ad 80 ettari e riduce drasticamente la cubatura a 1.400.000 metri cubi complessivi. Successivamente l’assicurazione Fondiaria, proprietaria della maggior parte dei terreni, condivide con l’amministrazione comunale l’ipotesi di affidare l’incarico a Richard Rogers per la progettazione dell’intera area. Nel 1998 con l’omonimo piano viene introdotto un nuovo modello urbano che abbandonando lo zoning dei piani precedenti propone un modello cittadino compatto basato sulla multifunzionalità. Nel 1999, con l’approvazione del PUE (Piano Urbanistico Esecutivo) di iniziativa comunale, le direttive del piano Rogers vengono completamente confermate. Tuttavia per contrasti di visione politica di carattere nazionale il progetto non decolla e l’amministrazione comunale, dopo una contrattazione in cui Fondiaria si impegna a cedere 24 ettari di terreno al Comune di Firenze per la costruzione della cosiddetta Scuola dei Marescialli, una gigantesca caserma dei carabinieri, redige e approva nel 2004 una nuova variante al PUE, aumenta leggermente le dimensioni del parco per necessità di congruità numerica da 800.000 mq a 805.000 mq mentre conferma la cubatura complessiva che deve comprendere però anche la parte pubblica di interesse militare. Inoltre viene aggiunta una clausola migliorativa per la flessibilità del piano (il 20% delle superfici utili lorde possono essere spostate da un lotto all’altro). Pertanto nella nuova configurazione, escluse le aree militari già in costruzione, si consolida l’ipotesi che dei 160 ettari rimasti, la metà siano progettati a parco e l’altra metà siano destinati all’edificazione. Nel 2005 la nuova proprietà di Fondiaria chiama per la progettazione del parco il paesaggista francese Christophe Girot che insegna alla scuola ETH di Zurigo e per la parte costruita lo Studio Archea e in particolare Marco Casamonti.
I due studi, con la consulenza storico-critica di Vittorio Savi, iniziano un complesso lavoro di studio e ricerca fissando i criteri generali del nuovo masterplan di dettaglio. Le principali linee evolutive riguardano la necessità di introdurre caratteri insediativi improntati sulla sostenibilità ambientale e su una progettazione architettonica variegata, in grado di definire culturalmente l’intervento come una nuova parte di città. Gli elementi strategici principali sono: mix funzionale (non più quartieri dormitorio o quartieri esclusivamente direzionali o residenziali, ma un insieme di negozi, residenze, uffici e attività pubbliche integrate); mix architettonico (progettazioni di dettaglio affidate ad architetti diversi, in linea con i grandi interventi di trasformazione urbana che si svolgono con questa metodologia in tutta Europa); pedonalizzazione dell’area (attraverso la predisposizione di un suolo artificiale che contenga viabilità e parcheggi); mobilità integrata (tramite il previsto collegamento dell’area con una delle nuove linee della tramvia che colleghi l’area di Castello con il centro di Firenze); funzioni pubbliche di rilievo (con la previsione di inserire le sedi della Provincia e della Regione opportunamente dislocate alla porta della città vicino all’arrivo dell’autostrada e dell’aeroporto); uso pubblico del suolo (attraverso la distribuzione articolata e a misura d’uomo delle superfici da costruire che appoggino su uno spazio a terra completamente di uso pubblico, pedonale e fruibile); il parco come elemento strutturante (dove il verde non sia considerato semplice elemento accessorio ma carattere distintivo di questa nuova parte di tessuto urbano ad esso fortemente interconnesso).
Dal punto di vista architettonico il progetto stabilisce una gerarchia rispetto ai margini dell’edificato: verso la città e la strada i fronti sono pieni e rigidi, viceversa, sul parco, i corpi di fabbrica si aprono per favorire la compenetrazione tra spazio costruito e spazio verde. Il tessuto urbano previsto si pone in continuità con la città consolidata sviluppandosi in modo continuo tra una serie di piazze che attraversano ad intervalli regolari una main street pedonale circondata da portici e negozi che culmina all’estremità nella piazza antistante la prevista sede della Regione e della Provincia.
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